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Dove siamo

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE "RAPISARDI-GARIBALDI"

                  

                    PLESSO " MARIO RAPISARDI"

                              SCUOLA PRIMARIA

Il Plesso Rapisardi si trova a Palermo, in Via Caltanissetta n. 27, nel quartiere Politeama ed è facilmente raggiungibile dalla Via Libertà. L’edificio, su progetto dell’Ing. Comunale Mario Lo Jacono, fu costruito nel 1935. E’ composto da tre piani, che accolgono le diverse aule e i servizi igienici e anche da un piano seminterrato. Gli uffici di Direzione e Segreteria sono ubicati al primo piano. Il piano seminterrato comprende uno spazio utilizzato per attività motoria, un archivio, una biblioteca, un ambiente che viene utilizzato in modo polivalente, un’aula multimediale, un laboratorio scientifico e un laboratorio linguistico; nello stesso piano sono installati gli impianti idraulici e di termoventilazione, tutti i piani sono dotati di servizi igienici anche per i disabili. Gli spazi esterni sono composti da tre cortili di cui uno, utilizzato per le attività all’aperto, è dotato di palco. La struttura presenta due ingressi principali sulla via Caltanissetta, utilizzati per l’entrata e per l’uscita degli alunni; in uno di essi è presente lo scivolo per i disabili. Un terzo ingresso carrabile, si apre sulla via La Farina. E’ presente una scala antincendio con relative uscite di sicurezza in ogni piano.

                         CHI ERA MARIO RAPISARDI

Mario Rapisardi nacque a Catania nel 1844. Oltre ad amare la letteratura e la storia, suonava discretamente il violino e coltivava la pittura. Studiò dai gesuiti. Nel '59 esordì con l'Ode a Sant'Agata vergine e martire catanese. "Lettore appassionato di Alfieri, Monti, Foscolo, Leopardi e di vari autori risorgimentali, scrisse, ancora adolescente, un Inno di guerra, agl'italiani e l'incompiuto poemetto Dione. Per contentare il padre, frequentò un corso di giurisprudenza, ma non arrivò a laurearsi. Invece lo interessò moltissimo lo studio dei classici greci e latini. Nel '65 partì per Firenze, allora capitale del Regno, per il centenario della nascita di Dante, cui dedicò l'ode declamata in quell'occasione, e qui, in un clima acceso da fermenti mazziniani e repubblicani, strinse amicizia con i poeti Dall'Ongaro, Prati, Aleardi, Fusinato, Maffei, col dotto Pietro Fanfani, con l'orientalista De Gubernatis e con altri importanti artisti e intellettuali. Nel '68 pubblicò il suo primo poema, La Palingenesi. Il successo dell'opera (Verga fu uno dei primi a congratularsi) echeggiò anche all'estero (Victor Hugo fu tra i più significativi estimatori), il municipio di Catania assegnò all'autore una medaglia d'oro e il ministro Correnti lo chiamò a insegnare letteratura italiana nell'ateneo catanese. Nel '72 uscirono i versi de Le Ricordanze. Nello stesso anno sposò Gisella Fojanesi. Uno studio critico su Catullo gli valse nel '75 la nomina a professore straordinario di Letteratura italiana e l'incarico di Letteratura latina all'Università di Catania. Già da qualche anno il poeta fu dedito alla stesura del suo secondo poema, il Lucifero. Insignito del titolo di Cavaliere della Corona d'Italia (per aver celebrato, nell'XI canto del poema, le guerre d'indipendenza e l'ossario di Solferino) fu nominato professore ordinario di Letteratura italiana e latina dal ministro della Pubblica Istruzione Francesco De Sanctis, che lo stimava. Rapisardi pubblicò nell'83 i versi sociali (e sarcastici) di Giustizia, che trovarono vasti consensi. Quest'opera nel '24 fu addirittura proibita dalla politica fascista. Alla fine dell'83 ruppe il matrimonio con la moglie, che intanto s'era legata al Verga. Nell'84 uscì il poema Giobbee e nell'87 diede alle stampe le splendide Poesie religiose, forse il suo vertice lirico, cui seguirono i Poemetti ('92) e gli Epigrammi ('97). Nel '94 pubblicò il suo quarto e ultimo poema, L'Atlantide. Negli ultimi anni si chiuse in un silenzio ostinato, indifferente agli onori dei concittadini. Egli morì nel 1912 a Catania: al suo funerale parteciparono oltre 150.000 persone. Catania tenne il lutto per tre giorni. Il nome di Rapisardi, rimasto in ombra per tutto il periodo del fascismo, riemerse dopo la Liberazione”.

                                      Mario Rapisardi     

 

 

                   PLESSO "GIUSEPPE GARIBALDI"

           SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

Il Plesso Garibaldi si trova a Palermo, in Via delle Croci n. 5, nel quartiere Politeama in pieno centro cittadino ed è pertanto facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. La sua posizione consente un'agevole fruizione di diversi servizi quali: librerie, biblioteche, musei, monumenti, teatri, cinema, centri sportivi, istituti superiori. L'edificio in cui ha sede è una villa ottocentesca, Villa Gallidoro, dotata di un parco di circa due ettari dove si trovano una palestra coperta con campi polifunzionali e numerose attrezzature per varie specialità, un campo di pallavolo, due campi di pallacanestro, ampi spazi per attività didattiche, ricreative e sportive. Il parco viene scelto come luogo ideale per manifestazioni pubbliche quali incontri, mostre, iniziative di solidarietà. Il corpo docente si caratterizza per esperienza di servizio e permanenza nella scuola che garantisce la continuità didattica, la disponibilità all'aggiornamento continuo e le competenze extracurriculari. Le classi sono formate in media da 23 alunni. Iscriversi in questa scuola spesso risponde a scelte legate ad antiche tradizioni familiari. 

                      CHI ERA GIUSEPPE GARIBALDI

Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza il 4 luglio 1807. Carattere irrequieto e desideroso di avventura, già da giovanissimo si imbarca come marinaio per intraprendere la vita sul mare. Nel 1832, appena venticinquenne è capitano di un mercantile e nello stesso periodo inizia ad avvicinarsi ai movimenti patriottici europei ed italiani (come, ad esempio quello mazziniano della "Giovine Italia"), e ad abbracciarne gli ideali di libertà ed indipendenza. Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro e da qui inizia il periodo, che durerà fino al 1848, in cui si impegnerà in varie imprese di guerra in America Latina. Combatte in Brasile e in Uruguay ed accumula una grande esperienza nelle tattiche della guerriglia basate sul movimento e sulle azioni a sorpresa. Questa esperienza avrà un grande valore per la formazione di Giuseppe Garibaldi sia come condottiero di uomini sia come tattico imprevedibile. Nel 1848 torna in Italia dove sono scoppiati i moti di indipendenza, che vedranno le celebri Cinque Giornate di Milano. Nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana insieme a Mazzini, Pisacane, Mameli e Manara, ed è l'anima delle forze repubblicane durante i combattimenti contro i francesi alleati di Papa Pio IX. Purtroppo i repubblicani devono cedere alla preponderanza delle forze nemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deve abbandonare Roma. Di qui, passando per vie pericolosissime lungo le quali perde molti compagni fedeli, tra i quali l'adorata moglie Anita, riesce a raggiungere il territorio del Regno di Sardegna. Inizia quindi un periodo di vagabondaggio per il mondo, per lo più via mare, che lo porta infine nel 1857 a Caprera. Garibaldi tuttavia non abbandona gli ideali unitari e nel 1858-1859 si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele, che lo autorizzano a costituire un corpo di volontari, corpo che fu denominato "Cacciatori delle Alpi" e al cui comando fu posto lo stesso Garibaldi. Partecipa alla Seconda Guerra di Indipendenza cogliendo vari successi ma l'armistizio di Villafranca interrompe le sue operazioni e dei suoi Cacciatori. Nel 1860 Giuseppe Garibaldi è promotore e capo della spedizione dei Mille; salpa da Quarto(GE) il 6 maggio 1860 e sbarca a Marsala cinque giorni dopo. Da Marsala inizia la sua marcia trionfale; batte i Borboni a Calatafimi, giunge a Milazzo, prende Palermo, Messina, Siracusa e libera completamente la Sicilia. Il 19 agosto sbarca in Calabria e, muovendosi molto rapidamente, getta lo scompiglio nelle file borboniche, conquista Reggio, Cosenza, Salerno; il 7 settembre entra a Napoli, abbandonata dal re Francesco II ed infine sconfigge definitivamente i borbonici sul Volturno.  Il 26 ottobre Garibaldi si incontra a Vairano con VittorioEmanuele II e depone nelle sue mani i territori conquistati: si ritira quindi nuovamente a Caprera, sempre pronto per combattere per gli ideali nazionali. Nel 1862 si mette alla testa di una spedizione di volontari al fine di liberare Roma dal governo papalino, ma l'impresa è osteggiata dai Piemontesi dai quali viene fermato il 29 agosto 1862 ad Aspromonte. Imprigionato e poi liberato ripara nuovamente su Caprera, pur rimanendo in contatto con i movimenti patriottici che agiscono in Europa. Nel 1866 partecipa alla Terza Guerra di Indipendenza al comando di Reparti Volontari. Opera nel Trentino e qui coglie la vittoria di Bezzecca (21 luglio 1866) ma, nonostante la situazione favorevole in cui si era posto nei confronti degli austriaci, Garibaldi deve sgomberare il territorio Trentino dietro ordine dei Piemontesi, al cui dispaccio risponde con quel "Obbedisco", rimasto famoso. Nel 1867 è nuovamente a capo di una spedizione che mira alla liberazione di Roma, ma il tentativo fallisce con la sconfitta delle forze garibaldine a Mentana per mano dei Franco-Pontifici. Nel 1871 partecipa alla sua ultima impresa bellica combattendo per i francesi nella guerra Franco-Prussiana dove, sebbene riesca a cogliere alcuni successi, nulla può per evitare la sconfitta finale della Francia. Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882. 

                                 Giuseppe Garibaldi 

                                

                                 VILLA GALLIDORO

E' una villa ottocentesca, che fu costruita entro un vasto parco, circa due ettari, intorno al 1880 dall'architetto Melchiorre Minutilla per Carlo Busacca, Marchese di Gallidoro. Nel 1892 Ernesto Basile curò le decorazioni degli interni. Attraverso un ampio viale delimitato da filari di alberi si perviene alla casa dalla pianta quadrangolare a tre elevazioni. Il corpo centrale si eleva su due piani: al piano terra un breve portico a tre fornici consente l'accesso alla villa, al primo piano si trova una loggia con colonne. Nello spazio antistante l'ingresso c'è una vasca con i papiri.

 

 

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